Andrea Bardelli

Un visionario coi piedi ben piantati a terra

Il mio primo incontro con Corrado risale, credo, al 2007 in occasione della preparazione del libro Tutti nobilmente lavorati pubblicato nel 2008.
All’inizio ci trattavamo con prudenza reciproca, lui cercava di capire se ero la persona giusta cui affidare il lavoro, sempre attento com’era agli interessi del Gruppo San Luca, ma ben presto ci siamo intesi sulla base del comune entusiasmo temperato da un altrettanto comune senso pratico.
Partivo molto presto da Milano, città dove vivo e opero, per giungere ad Asola dove recuperavo l’altro autore del libro Arturo Biondelli per poi ripartire subito alla volta di Castelgoffredo a incontrare Corrado e, a seconda dei casi, Lara Fezzardi, Benito Pelizzoni, don Antonio Mattioli, i Tagliani di Calcinato e altri. E’ stata un’esperenza umana e professionale indimenticabile, tra arredi antichi sparsi tra la Prepositurale e i vari oratori in un contesto paesaggistico a me particolarmente caro.
Per me sono stati giorni felici anche perché la sera, tornando verso casa, avevo la possibilità di passare per Calvisano dove viveva la mia famiglia.
Negli anni successivi la nostra frequentazione si è diradata, ma ci siamo sempre mantenuti in contatto e soprattutto ero costantemente informato degli sviluppi di nuove e vecchie iniziative: libri sotto i portici, le feste patronali, le tante iniziative culturali e soprattutto il MAST, il “suo” capolavoro.
Qualche anno fa è venuto con la moglie a visitare la Collezione Cagnola che si trova a Gazzada (Va), una raccolta d’arte antica all’interno di una dimora storica, di cui sono conservatore. La Collezione, di proprietà della Santa Sede e in gestione ai Vescovi lombardi, fa parte dell’Istituto Superiore di Studi Religiosi, una realtà complessa che si avvale anche di una struttura di accoglienza all’interno di un parco secolare.
Ricordo gli occhi di Corrado brillare davanti a tante meraviglie e alle possibilità di poterle meglio sfruttare. Ne abbiamo parlato a lungo, ma la sua attenzione era concentrata sul MAST che, dopo numerosi inviti e altrettanti rimandi, ho potuto visitare solo nel gennaio scorso.
Sono rimasto molto colpito dall’ottimo lavoro svolto, dalla capacità di un piccolo museo di raccontare il suo territorio e dall’entusiasmo con cui veniva gestito da lui e dai numerosi, motivatissimi volontari.
Tornato a Gazzada ho parlato a lungo del “modello MAST”, di come lo si potesse imitare per far crescere anche la nostra realtà museale, che ne avrebbe tanto bisogno e, lo confesso, ho rubato da subito alcune idee, semplici, ma efficaci, come “tutti mecenati!”.

Corrado era una persona perbene, e questo potrebbe bastare, ma lo ricordo come una miscela di entusiasmo e prudenza, di riservatezza e fantasia esplosiva, di lungimiranza e concretezza… un visionario coi piedi ben piantati a terra.

Andrea Bardelli
Camogli, 29 aprile 2020